Anzio

Antonella
Anzio

Visite turistiche

Istituita nel 1988, la Riserva naturale regionale Tor Caldara è diretta dal WWF e, dal 25/3/2005, viene considerata Sito di interesse comunitario. Rappresenta un esempio peculiare di macchia mediterranea, si estende su una superficie di 44 ettari circa e dà la possibilità di vedere, attraverso visite organizzate e non, un'ampia varietà di flora (prevalenza di lecci, querce sempreverdi con foglie verde scuro e coriacee, sugheri, alcuni esemplari di Quercus crenata, il cappellino comune e il rarissimo zigolo termale) e fauna (15 specie differenti di mammiferi, 9 specie di rettili, 5 specie di anfibi e almeno 50 specie di uccelli, sia stanziali che migratori). Sono inoltre presenti sorgenti di acqua sulfurea calda che i Romani avevano convogliato in Terme a scopo medicamentoso. Nella riserva sono visibili, dislocate in modo frastagliato, varie postazioni trincerate inglesi usate durante lo seconda guerra mondiale. Qui sono stati girati, grazie alle peculiarità dell'ambiente, gli esterni di numerosi film a partire dagli anni '50 (dai colossal mitologici, agli spaghetti western, fino a film d'autore di firme prestigiose), talora pellicole di grande notorietà o pregio, ma non sempre con il necessario rispetto dell'ambiente protetto.
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Riserva Naturale di Tor Caldara - Oasi WWF
267 Via Ardeatina
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Istituita nel 1988, la Riserva naturale regionale Tor Caldara è diretta dal WWF e, dal 25/3/2005, viene considerata Sito di interesse comunitario. Rappresenta un esempio peculiare di macchia mediterranea, si estende su una superficie di 44 ettari circa e dà la possibilità di vedere, attraverso visite organizzate e non, un'ampia varietà di flora (prevalenza di lecci, querce sempreverdi con foglie verde scuro e coriacee, sugheri, alcuni esemplari di Quercus crenata, il cappellino comune e il rarissimo zigolo termale) e fauna (15 specie differenti di mammiferi, 9 specie di rettili, 5 specie di anfibi e almeno 50 specie di uccelli, sia stanziali che migratori). Sono inoltre presenti sorgenti di acqua sulfurea calda che i Romani avevano convogliato in Terme a scopo medicamentoso. Nella riserva sono visibili, dislocate in modo frastagliato, varie postazioni trincerate inglesi usate durante lo seconda guerra mondiale. Qui sono stati girati, grazie alle peculiarità dell'ambiente, gli esterni di numerosi film a partire dagli anni '50 (dai colossal mitologici, agli spaghetti western, fino a film d'autore di firme prestigiose), talora pellicole di grande notorietà o pregio, ma non sempre con il necessario rispetto dell'ambiente protetto.
Tra le spiagge più note del litorale a sud di Roma, il lido delle Grotte di Nerone, ad Anzio, concentra in un unico luogo mare, storia e archeologia. Oltre a una bella spiaggia di sabbia dorata e mare, spesso, cristallino, infatti, qui si trova uno dei siti archeologici più importanti del Lazio: i resti della maestosa villa imperiale di Nerone. La spiaggia prende il nome dalla presenza delle Grotte di Nerone, localizzate ai piedi di Capo d’Anzio, il piccolo promontorio in pieno centro cittadino di fronte al quale l’imperatore Nerone fece costruire un porto. L’antica Antium, per lungo tempo capitale dei Volsci, all’epoca, comprendeva anche il territorio dell’ attuale cittadina di Nettuno. Fu la colonia più antica di Roma: conquistata dai Romani nel V sec. a.C. divenne presto meta esclusiva di villeggiatura della nobiltà romana e, da Augusto in poi, delle varie dinastie imperiali che si succedettero nel corso dei secoli.
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Caves of Nero
40 Riviera Vittorio Mallozzi
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Tra le spiagge più note del litorale a sud di Roma, il lido delle Grotte di Nerone, ad Anzio, concentra in un unico luogo mare, storia e archeologia. Oltre a una bella spiaggia di sabbia dorata e mare, spesso, cristallino, infatti, qui si trova uno dei siti archeologici più importanti del Lazio: i resti della maestosa villa imperiale di Nerone. La spiaggia prende il nome dalla presenza delle Grotte di Nerone, localizzate ai piedi di Capo d’Anzio, il piccolo promontorio in pieno centro cittadino di fronte al quale l’imperatore Nerone fece costruire un porto. L’antica Antium, per lungo tempo capitale dei Volsci, all’epoca, comprendeva anche il territorio dell’ attuale cittadina di Nettuno. Fu la colonia più antica di Roma: conquistata dai Romani nel V sec. a.C. divenne presto meta esclusiva di villeggiatura della nobiltà romana e, da Augusto in poi, delle varie dinastie imperiali che si succedettero nel corso dei secoli.
Certamente i più imponenti ed i più famosi resti archeologici della antica Antium conosciuti per la loro fama in tutto il mondo, sono quelli relativi alla grandiosa villa imperiale che si estendeva lungo la fascia costiera, larga una ottantina di metri a partire dalla punta di Capo d'Anzio e Via Furio Anziate, per più di 800 m. verso ponente fino al Capo dell'Arco Muto.In antico invece, all'apice del suo sviluppo, la villa era di maggiori proporzioni e verso l'entroterra forse giungeva sino all'area dell'attuale Ospedale Militare nella Villa Sarsina. Verso la costa invece si espandeva anche oltre la spiaggia, inoltrandosi nelle stesse acque del mare con interessanti e suggestive soluzioni architettoniche. La villa nella sua storia ha avuto varie evoluzioni e modifiche a secondo del periodo storico e del proprietario, tanto che, per maggior chiarezza possiamo definire queste fasi in: fase Repubblicana ed Augustea, fase Neroniana, fase Domiziana , fase Adrianea e fase Severiana. Nella fase Repubblicana, la villa venne edificata nel piano che domina il mare, posto ad occidente del moderno Faro, a poca distanza del Capo d'Anzio, verso la metà del II sec. a.C. secondo i migliori canoni architettonici allora in voga.Muri, stanze, vani, ambienti, tutti perfettamente ortogonali e paralleli tra loro, secondo uno schema rigidamente simmetrico. Questi resti, ridotti quasi completamente alle sole fondazioni, vennero alla luce soprattutto a seguito degli sbancamenti effettuati per aprire la moderna Via di Fanciulla d'Anzio e sono le testimonianze di quanto rimane dopo la distruzione operata da Nerone che vi ricostruì sopra un'altra villa di proporzioni ben più estese. Preziosi e numerosi invece sono i resti dei pavimenti rinvenuti, collegati a queste strutture murarie e costituiti soprattutto da piani battuti nella tenacissima opera signina. Non mancano neppure intonaci dipinti di differente consistenza e differenti colori, sempre in connessione con le strutture sopracitate. A questi pavimenti più semplici se ne accostavano, come nel tablino, altri più lussuosi costituiti da tassellati di marmo. Attraverso un lungo corridoio, poi, si passava al peristilio e di qui si giungeva, attraverso gradini ed alcune costruzioni rustiche, sino agli orti. Resti di questa villa repubblicana furono trovati (e distrutti) fino all'altezza della linea ferroviaria. Da Svetonio apprendiamo che proprio ad Anzio, nel 2 a.C., soggiornava Ottaviano Augusto quando una delegazione del popolo romano lo raggiunse per offrirgli il titolo di Padre della Patria. Che Augusto risiedesse nella propria villa si può arguire, tra l'altro, anche dal fatto che lo storico non cita l'eventuale facoltoso suo ospite. Ora quale villa mai poteva ospitare il primo imperatore di Roma se non questa per l'incanto della sua posizione e ridosso del Capo d'Anzio, affacciata in una pittoresca baia e all'ombra del celebre santuario della Fortuna anziate?L'appartenenza della villa all'imperatore Augusto, segna per così dire, anche il futuro della villa stessa che facendo parte della massa imperiale, o patrimonio privato dell’imperatore, passerà di volta in volta nelle mani di ogni imperatore che salirà sul trono di Roma. Nella fase Neroniana, la villa Repubblicana cede il posto ad una nuova villa con assetto architettonico completamente differente. Chiaramente la monumentalità e la grandiosità delle architetture rivela la trasformazione della vecchia villa gentilizia ormai ritenuta insufficiente e non adeguata per la nuova concezione della dimora, del palazzo-villa, degno solo di un imperatore ormai padrone del mondo conosciuto, adorato come un dio. Poteva essere soltanto lui, Nerone Claudio Druso Germanico Cesare mosso non solo dalla consueta sfrenata brama di gloria e di ostentazione, ma anche da un profondo amore per la città che diede i natali non solo a lui ma anche ad altri suoi congiunti. La nuova architettonica più rilevante rimane il gigantesco belvedere semicircolare, arricchito di una loggia a colonne come nella altrettanto famosa Villa Iovis a Capri, fatta costruire da Tiberio. L'ampia esedra che si origina dalla zona dell'ex tiro al volo, era chiusa a mare rettificando il ciglio della pentima costiera, da un enorme muraglione. Il prospetto a mare della possente muraglia di contenimento era quanto mai equilibrato ed elegante: costruzioni su differenti piani ed un grandioso portico nascondeva la massa muraria. Il grande muraglione lineare che delimitava il portico verso terra era spezzato ed alleggerito da un'esedra quadrangolare, ornata all'ingresso da colonne nella parte centrale e, distanti da questa circa 14m., da altri due nicchioni larghi quasi 4 metri ed alti almeno il doppio.Queste due nicchie, ornate nel catino dal motivo classico della conchiglia, ospitavano due statue: quella della "Fanciulla" fu rinvenuta ancora in piedi sulla sua base nella nicchia occidentale.Una serie di sotruzioni e contrafforti costituiti da nicchioni che spesso penetravano nell’alto banco di macco, assicuravano stabilità alle costruzioni superiori e costituivano una valida cerniera per quelle che degradavano, a più piani, lungo la scogliera verso il mare. Lunghi corridoi, cunicoli di servizio e scalinate mettevano in comunicazione gli ambienti superiori con quelli costruiti sul mare stesso su di una banchina o piattaforma sostenuta da palizzate lignee. Proprio dietro il promontorio di Capo d'Anzio venne costruita una darsena da diporto e di servizio per le piccole imbarcazioni imperiali. Nell'entroterra, molto vasto, la villa si articolava in padiglioni, ninfei, terme, giardini, fontane, terrazzi e belvederi. In questa fastosa villa o palazzo imperiale gli architetti cercarono certamente di soddisfare ogni desiderio e capriccio dell’imperatore per rendere il suo soggiorno ad Anzio il più gradito possibile. Nei vasti ed eleganti nuovi ambienti, potevano svolgersi al coperto anche, recitazioni, piccoli spettacoli, danze e musiche destinate all'intrattenimento degli ospiti imperiali e al folto stuolo di cortigiani che in ogni stagione dell’anno affolavano la villa. Nella fase seguente, Domiziano, non meno di Nerone portò ad Anzio il suo gusto del grandioso e del raffinato ed Adriano, che non fu da meno, completò l'opera iniziata. Murature in materiale laterizio e grandi ricorsi bipedali, allettati da ottima malta pozzolanica grigiastra, a letti sottili, si innestano nelle strutture neroniane a ridosso del lato occidentale della villa. Il modulo architettonico degli ambienti ritorna ad essere quello rettilineo del primitivo impianto della villa. Nel lato a mezzogiorno in particolare, ampi finestroni arcuati, sempre scanditi da lesene, si aprivano direttamente sul mare in maniera tale da offrire un'areazione ed un'illuminazione ottimali, unitamente al gradevole panorama sul mare. La decorazione architettonica era integrata da quella pittorica: giardini fioriti animati da gaie fontane e da numerosi e variopinti uccelli che intrecciano voli tra gli alberi lussureggianti e si posano lievemente sui bordi delle fontane. Questo raffinato ambiente doveva anche essere popolato di numerose statue collocate nelle nicchie ed arricchito di vasi e soprammobili posti nei piccoli vani rettangolari. Si pensa che potesse trattarsi della famosa biblioteca imperiale che ben conosciamo attraverso le fonti epigrafiche. Filostrato infatti, ospite di Adriano in Anzio, in un suo scritto (Apollonio VIII, 20) oltre che celebrare l'amenità del luogo e la bellezza della villa, esalta le collezioni bibliografiche della biblioteca anziatina e ricorda soprattutto una vera e propria rarità: un libro con gli scritti di Pitagora. Ma le caratteristiche di questa grande aula non escludono neppure che possa essere stato un ambiente che costituiva uno dei più raffinati luoghi di incontro e di svago della villa imperiale dove rilassarsi, magari dopo i bagni nell’attiguo calidarium o semplicemente luogo per sfuggire alla calura estiva senza privarsi al contempo del fascino e del profumo del mare e della inebriante luce solare. Dai bolli laterizi e dalle tecniche costruttive, possiamo attribuire a Domiziano in particolare tutta questa sistemazione interna della villa con la costruzione di sistemi di isolamento delle sale e di canalizzazione delle acque. Ad Adriano invece vanno attribuite piuttosto le opere di abbellimento e di decorazione secondo il gusto ben conosciuto della sua villa ai piedi di Tivoli nonché una serie di padiglioni distaccati dal corpo centrale della villa di cui rimangono pochi avanzi che mettono in mostra la perfetta tecnica costruttiva adrianea fatta da una serrata cortina di mattoni triangolari, sottili, ben cotti e perfettamente uguali. Ci è noto dalle fonti storiche, che la villa subì durante il regno dei Severi (fase Severiana) un altro importante restauro ed alcune radicali modificazioni dell’architettura precedente. Il gusto delle enormi e massicce realizzazioni architettoniche, tipico di questa epoca, è presente anche nella villa imperiale di Anzio. Abbattuta sin quasi alle fondamenta ed interrata l'esedra neroniana venne eretto un grande atrio ad otto colonne come, fanno fede i dadi di base su cui poggiavano le colonne in prezioso marmo cipollino. Questo atrio o ingresso principale immetteva attraverso una breve e larga scalinata alla nuova imponente aula del palazzo. Questa aula, tripartita per la sua grandezza in tre navate, ci richiama la monumentalità delle basiliche romane del tempo. Le terme, poste poco più ad occidente della biblioteca o dieta della fase precedente, costituiscono un altro importante e caratteristico edificio della fase Severiana. Dell’intero complesso, senz'altro imponente e monumentale, rimane ancora ben visibile il calidarium, ovvero l'aula riservata ai bagni in acque calde. Pareti che risplendevano di preziosi marmi disposti in colorite decorazioni di tipo geometrico. Tra questi marmi abbondava il celebre e costosissimo marmo "africano". La villa imperiale raggiunse in questa ultima fase la sua massima estensione.
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Villa Di Nerone
Via Fanciulla d’Anzio
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Certamente i più imponenti ed i più famosi resti archeologici della antica Antium conosciuti per la loro fama in tutto il mondo, sono quelli relativi alla grandiosa villa imperiale che si estendeva lungo la fascia costiera, larga una ottantina di metri a partire dalla punta di Capo d'Anzio e Via Furio Anziate, per più di 800 m. verso ponente fino al Capo dell'Arco Muto.In antico invece, all'apice del suo sviluppo, la villa era di maggiori proporzioni e verso l'entroterra forse giungeva sino all'area dell'attuale Ospedale Militare nella Villa Sarsina. Verso la costa invece si espandeva anche oltre la spiaggia, inoltrandosi nelle stesse acque del mare con interessanti e suggestive soluzioni architettoniche. La villa nella sua storia ha avuto varie evoluzioni e modifiche a secondo del periodo storico e del proprietario, tanto che, per maggior chiarezza possiamo definire queste fasi in: fase Repubblicana ed Augustea, fase Neroniana, fase Domiziana , fase Adrianea e fase Severiana. Nella fase Repubblicana, la villa venne edificata nel piano che domina il mare, posto ad occidente del moderno Faro, a poca distanza del Capo d'Anzio, verso la metà del II sec. a.C. secondo i migliori canoni architettonici allora in voga.Muri, stanze, vani, ambienti, tutti perfettamente ortogonali e paralleli tra loro, secondo uno schema rigidamente simmetrico. Questi resti, ridotti quasi completamente alle sole fondazioni, vennero alla luce soprattutto a seguito degli sbancamenti effettuati per aprire la moderna Via di Fanciulla d'Anzio e sono le testimonianze di quanto rimane dopo la distruzione operata da Nerone che vi ricostruì sopra un'altra villa di proporzioni ben più estese. Preziosi e numerosi invece sono i resti dei pavimenti rinvenuti, collegati a queste strutture murarie e costituiti soprattutto da piani battuti nella tenacissima opera signina. Non mancano neppure intonaci dipinti di differente consistenza e differenti colori, sempre in connessione con le strutture sopracitate. A questi pavimenti più semplici se ne accostavano, come nel tablino, altri più lussuosi costituiti da tassellati di marmo. Attraverso un lungo corridoio, poi, si passava al peristilio e di qui si giungeva, attraverso gradini ed alcune costruzioni rustiche, sino agli orti. Resti di questa villa repubblicana furono trovati (e distrutti) fino all'altezza della linea ferroviaria. Da Svetonio apprendiamo che proprio ad Anzio, nel 2 a.C., soggiornava Ottaviano Augusto quando una delegazione del popolo romano lo raggiunse per offrirgli il titolo di Padre della Patria. Che Augusto risiedesse nella propria villa si può arguire, tra l'altro, anche dal fatto che lo storico non cita l'eventuale facoltoso suo ospite. Ora quale villa mai poteva ospitare il primo imperatore di Roma se non questa per l'incanto della sua posizione e ridosso del Capo d'Anzio, affacciata in una pittoresca baia e all'ombra del celebre santuario della Fortuna anziate?L'appartenenza della villa all'imperatore Augusto, segna per così dire, anche il futuro della villa stessa che facendo parte della massa imperiale, o patrimonio privato dell’imperatore, passerà di volta in volta nelle mani di ogni imperatore che salirà sul trono di Roma. Nella fase Neroniana, la villa Repubblicana cede il posto ad una nuova villa con assetto architettonico completamente differente. Chiaramente la monumentalità e la grandiosità delle architetture rivela la trasformazione della vecchia villa gentilizia ormai ritenuta insufficiente e non adeguata per la nuova concezione della dimora, del palazzo-villa, degno solo di un imperatore ormai padrone del mondo conosciuto, adorato come un dio. Poteva essere soltanto lui, Nerone Claudio Druso Germanico Cesare mosso non solo dalla consueta sfrenata brama di gloria e di ostentazione, ma anche da un profondo amore per la città che diede i natali non solo a lui ma anche ad altri suoi congiunti. La nuova architettonica più rilevante rimane il gigantesco belvedere semicircolare, arricchito di una loggia a colonne come nella altrettanto famosa Villa Iovis a Capri, fatta costruire da Tiberio. L'ampia esedra che si origina dalla zona dell'ex tiro al volo, era chiusa a mare rettificando il ciglio della pentima costiera, da un enorme muraglione. Il prospetto a mare della possente muraglia di contenimento era quanto mai equilibrato ed elegante: costruzioni su differenti piani ed un grandioso portico nascondeva la massa muraria. Il grande muraglione lineare che delimitava il portico verso terra era spezzato ed alleggerito da un'esedra quadrangolare, ornata all'ingresso da colonne nella parte centrale e, distanti da questa circa 14m., da altri due nicchioni larghi quasi 4 metri ed alti almeno il doppio.Queste due nicchie, ornate nel catino dal motivo classico della conchiglia, ospitavano due statue: quella della "Fanciulla" fu rinvenuta ancora in piedi sulla sua base nella nicchia occidentale.Una serie di sotruzioni e contrafforti costituiti da nicchioni che spesso penetravano nell’alto banco di macco, assicuravano stabilità alle costruzioni superiori e costituivano una valida cerniera per quelle che degradavano, a più piani, lungo la scogliera verso il mare. Lunghi corridoi, cunicoli di servizio e scalinate mettevano in comunicazione gli ambienti superiori con quelli costruiti sul mare stesso su di una banchina o piattaforma sostenuta da palizzate lignee. Proprio dietro il promontorio di Capo d'Anzio venne costruita una darsena da diporto e di servizio per le piccole imbarcazioni imperiali. Nell'entroterra, molto vasto, la villa si articolava in padiglioni, ninfei, terme, giardini, fontane, terrazzi e belvederi. In questa fastosa villa o palazzo imperiale gli architetti cercarono certamente di soddisfare ogni desiderio e capriccio dell’imperatore per rendere il suo soggiorno ad Anzio il più gradito possibile. Nei vasti ed eleganti nuovi ambienti, potevano svolgersi al coperto anche, recitazioni, piccoli spettacoli, danze e musiche destinate all'intrattenimento degli ospiti imperiali e al folto stuolo di cortigiani che in ogni stagione dell’anno affolavano la villa. Nella fase seguente, Domiziano, non meno di Nerone portò ad Anzio il suo gusto del grandioso e del raffinato ed Adriano, che non fu da meno, completò l'opera iniziata. Murature in materiale laterizio e grandi ricorsi bipedali, allettati da ottima malta pozzolanica grigiastra, a letti sottili, si innestano nelle strutture neroniane a ridosso del lato occidentale della villa. Il modulo architettonico degli ambienti ritorna ad essere quello rettilineo del primitivo impianto della villa. Nel lato a mezzogiorno in particolare, ampi finestroni arcuati, sempre scanditi da lesene, si aprivano direttamente sul mare in maniera tale da offrire un'areazione ed un'illuminazione ottimali, unitamente al gradevole panorama sul mare. La decorazione architettonica era integrata da quella pittorica: giardini fioriti animati da gaie fontane e da numerosi e variopinti uccelli che intrecciano voli tra gli alberi lussureggianti e si posano lievemente sui bordi delle fontane. Questo raffinato ambiente doveva anche essere popolato di numerose statue collocate nelle nicchie ed arricchito di vasi e soprammobili posti nei piccoli vani rettangolari. Si pensa che potesse trattarsi della famosa biblioteca imperiale che ben conosciamo attraverso le fonti epigrafiche. Filostrato infatti, ospite di Adriano in Anzio, in un suo scritto (Apollonio VIII, 20) oltre che celebrare l'amenità del luogo e la bellezza della villa, esalta le collezioni bibliografiche della biblioteca anziatina e ricorda soprattutto una vera e propria rarità: un libro con gli scritti di Pitagora. Ma le caratteristiche di questa grande aula non escludono neppure che possa essere stato un ambiente che costituiva uno dei più raffinati luoghi di incontro e di svago della villa imperiale dove rilassarsi, magari dopo i bagni nell’attiguo calidarium o semplicemente luogo per sfuggire alla calura estiva senza privarsi al contempo del fascino e del profumo del mare e della inebriante luce solare. Dai bolli laterizi e dalle tecniche costruttive, possiamo attribuire a Domiziano in particolare tutta questa sistemazione interna della villa con la costruzione di sistemi di isolamento delle sale e di canalizzazione delle acque. Ad Adriano invece vanno attribuite piuttosto le opere di abbellimento e di decorazione secondo il gusto ben conosciuto della sua villa ai piedi di Tivoli nonché una serie di padiglioni distaccati dal corpo centrale della villa di cui rimangono pochi avanzi che mettono in mostra la perfetta tecnica costruttiva adrianea fatta da una serrata cortina di mattoni triangolari, sottili, ben cotti e perfettamente uguali. Ci è noto dalle fonti storiche, che la villa subì durante il regno dei Severi (fase Severiana) un altro importante restauro ed alcune radicali modificazioni dell’architettura precedente. Il gusto delle enormi e massicce realizzazioni architettoniche, tipico di questa epoca, è presente anche nella villa imperiale di Anzio. Abbattuta sin quasi alle fondamenta ed interrata l'esedra neroniana venne eretto un grande atrio ad otto colonne come, fanno fede i dadi di base su cui poggiavano le colonne in prezioso marmo cipollino. Questo atrio o ingresso principale immetteva attraverso una breve e larga scalinata alla nuova imponente aula del palazzo. Questa aula, tripartita per la sua grandezza in tre navate, ci richiama la monumentalità delle basiliche romane del tempo. Le terme, poste poco più ad occidente della biblioteca o dieta della fase precedente, costituiscono un altro importante e caratteristico edificio della fase Severiana. Dell’intero complesso, senz'altro imponente e monumentale, rimane ancora ben visibile il calidarium, ovvero l'aula riservata ai bagni in acque calde. Pareti che risplendevano di preziosi marmi disposti in colorite decorazioni di tipo geometrico. Tra questi marmi abbondava il celebre e costosissimo marmo "africano". La villa imperiale raggiunse in questa ultima fase la sua massima estensione.
Torre Astura è una torre costiera fortificata e un'isoletta del Lazio, nel territorio della città di Nettuno, provincia di Roma, a circa dieci km a sud-est dal centro abitato.l paesaggio è per la maggior parte pianeggiante, con tratti di vegetazione bassa a erbe e cespugli di macchia mediterranea (mantenuta così dal personale militare, per le esercitazioni) e tratti boschivi caratterizzati da boschi misti a caducifoglie (cerri, farnetti, roverelle e aceri in prevalenza) nelle aree più interne, nonché, in prossimità del mare, da boschi sempreverdi di leccio e sughera, spesso sormontati dalle fitte chiome di secolari pinete impiantate dall'uomo in epoche passate. Tutta l'area costiera è bassa e sabbiosa e mantiene quasi inalterati importanti tratti di naturalità, con cordoni dunali alti sui quali crescono l'Ammophila arenaria e il Pancratium maritimum, due specie di notevole pregio botanico. Nella zona che la circonda si trova una pineta dove scorre il fiume Astura.'Astura romana era un approdo alla foce del fiume omonimo posto lungo la via Severiana, sede di ville già dal I secolo a.C. Una tra queste fu di Cicerone, e Astura fu teatro delle ultime fasi della sua inutile fuga da Marco Antonio[3]. Nel sito venne realizzata, tra la fine della Repubblica e l'inizio dell'età imperiale, una villa strutturata in parte in terraferma e in parte su un'isola artificiale, dotata di una vasta peschiera, i cui resti sono ancora in parte visibili (sulle murature in mare fu poi realizzata la fortezza)[4]. A partire dall'età romana Astura rappresentava infatti il prolungamento e il confine ad oriente della colonia di Antium[5][6][7]; per la sua amenità fu un luogo molto amato dai nobili romani, che la scelsero per costruirvi le loro villae d’otium. Pervenuta intorno al 1140 a Tolomeo dei Conti di Tuscolo per averla usurpata al monastero di Sant'Alessio all'Aventino[8], nel 1193 il sito venne in possesso dei Frangipane, che per proteggersi dai Saraceni vi costruirono una fortezza marittima con una torre a pianta pentagonale, circondata dalle acque e collegata alla terraferma da un ponte ad arcate in laterizio. Nel 1268 Corradino di Svevia, sconfitto nei pressi di Tagliacozzo, si rifugiò ad Astura nell'omonima torre, ma Giovanni Frangipane, signore di questa terra, lo consegnò a Carlo d'Angiò re di Napoli, cosicché fu decapitato a Campo Moricino, l'attuale piazza del Mercato di Napoli. Nel 1426, dopo essere stata feudo dei Caetani e degli Orsini, la fortezza passò sotto i Colonna i quali la ristrutturarono, dandole l'attuale aspetto, e la vendettero nel 1594 a Clemente VIII Aldobrandini. Da questi, estintasi la famiglia Aldobrandini, passò ai Borghese, dai quali fu ceduta al comune di Nettuno negli anni settanta del XX secolo.
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Torre Astura
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Torre Astura è una torre costiera fortificata e un'isoletta del Lazio, nel territorio della città di Nettuno, provincia di Roma, a circa dieci km a sud-est dal centro abitato.l paesaggio è per la maggior parte pianeggiante, con tratti di vegetazione bassa a erbe e cespugli di macchia mediterranea (mantenuta così dal personale militare, per le esercitazioni) e tratti boschivi caratterizzati da boschi misti a caducifoglie (cerri, farnetti, roverelle e aceri in prevalenza) nelle aree più interne, nonché, in prossimità del mare, da boschi sempreverdi di leccio e sughera, spesso sormontati dalle fitte chiome di secolari pinete impiantate dall'uomo in epoche passate. Tutta l'area costiera è bassa e sabbiosa e mantiene quasi inalterati importanti tratti di naturalità, con cordoni dunali alti sui quali crescono l'Ammophila arenaria e il Pancratium maritimum, due specie di notevole pregio botanico. Nella zona che la circonda si trova una pineta dove scorre il fiume Astura.'Astura romana era un approdo alla foce del fiume omonimo posto lungo la via Severiana, sede di ville già dal I secolo a.C. Una tra queste fu di Cicerone, e Astura fu teatro delle ultime fasi della sua inutile fuga da Marco Antonio[3]. Nel sito venne realizzata, tra la fine della Repubblica e l'inizio dell'età imperiale, una villa strutturata in parte in terraferma e in parte su un'isola artificiale, dotata di una vasta peschiera, i cui resti sono ancora in parte visibili (sulle murature in mare fu poi realizzata la fortezza)[4]. A partire dall'età romana Astura rappresentava infatti il prolungamento e il confine ad oriente della colonia di Antium[5][6][7]; per la sua amenità fu un luogo molto amato dai nobili romani, che la scelsero per costruirvi le loro villae d’otium. Pervenuta intorno al 1140 a Tolomeo dei Conti di Tuscolo per averla usurpata al monastero di Sant'Alessio all'Aventino[8], nel 1193 il sito venne in possesso dei Frangipane, che per proteggersi dai Saraceni vi costruirono una fortezza marittima con una torre a pianta pentagonale, circondata dalle acque e collegata alla terraferma da un ponte ad arcate in laterizio. Nel 1268 Corradino di Svevia, sconfitto nei pressi di Tagliacozzo, si rifugiò ad Astura nell'omonima torre, ma Giovanni Frangipane, signore di questa terra, lo consegnò a Carlo d'Angiò re di Napoli, cosicché fu decapitato a Campo Moricino, l'attuale piazza del Mercato di Napoli. Nel 1426, dopo essere stata feudo dei Caetani e degli Orsini, la fortezza passò sotto i Colonna i quali la ristrutturarono, dandole l'attuale aspetto, e la vendettero nel 1594 a Clemente VIII Aldobrandini. Da questi, estintasi la famiglia Aldobrandini, passò ai Borghese, dai quali fu ceduta al comune di Nettuno negli anni settanta del XX secolo.
Il Museo è stato inaugurato in occasione del 50° anniversario dello sbarco di Anzio il 22 gennaio 1994, ed è collocato in una delle sale della seicentesca Villa Adele, a pochi passi dalla stazione ferroviaria e dal centro cittadino, facilmente raggiungibile a piedi. Realizzato su iniziativa dei soci del "Centro di ricerca e documentazione sullo sbarco e la battaglia di Anzio" il Museo è diviso in quattro sezioni: Americana, Inglese, Tedesca e Italiana. Nelle vetrine e nelle bacheche sono esposte uniformi, armi, decorazioni, documenti, piani di battaglia, foto di veterani, oggetti d'uso quotidiano; tutto rigorosamente autentico. Il Museo e completato da: fototeca, nastroteca, biblioteca, emeroteca. Bandiere, raccolte di stampe d'epoca, motoveicoli, ecc. arricchiscono la già cospicua raccolta che si va ampliando sempre più con donazioni provenienti dai Musei e dalle associazioni dei veterani dei paesi belligeranti. Molti reperti provengono direttamente dai fondali del mare di Anzio, dove, a varie profondità, aerei, navi da guerra e da carico, mezzi da sbarco giacciono spesso con l'equipaggio, come gli incrociatori britannici "Janus" e "Spartan" e la nave ospedale "St. David".
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Anzio BeachHead Museum
2 Via di Villa Adele
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Il Museo è stato inaugurato in occasione del 50° anniversario dello sbarco di Anzio il 22 gennaio 1994, ed è collocato in una delle sale della seicentesca Villa Adele, a pochi passi dalla stazione ferroviaria e dal centro cittadino, facilmente raggiungibile a piedi. Realizzato su iniziativa dei soci del "Centro di ricerca e documentazione sullo sbarco e la battaglia di Anzio" il Museo è diviso in quattro sezioni: Americana, Inglese, Tedesca e Italiana. Nelle vetrine e nelle bacheche sono esposte uniformi, armi, decorazioni, documenti, piani di battaglia, foto di veterani, oggetti d'uso quotidiano; tutto rigorosamente autentico. Il Museo e completato da: fototeca, nastroteca, biblioteca, emeroteca. Bandiere, raccolte di stampe d'epoca, motoveicoli, ecc. arricchiscono la già cospicua raccolta che si va ampliando sempre più con donazioni provenienti dai Musei e dalle associazioni dei veterani dei paesi belligeranti. Molti reperti provengono direttamente dai fondali del mare di Anzio, dove, a varie profondità, aerei, navi da guerra e da carico, mezzi da sbarco giacciono spesso con l'equipaggio, come gli incrociatori britannici "Janus" e "Spartan" e la nave ospedale "St. David".